Breve storia del Festival
Violenza contro le donne: vincerla con l’arte e le parole.
La Casa delle donne sin dal 2006 ha deciso di realizzare un appuntamento annuale di celebrazione della Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne, il 25 novembre, dal titolo Festival La violenza illustrata. Inteso come insieme organico di eventi culturali, il Festival nasce dall’idea di volere valorizzare la cultura femminista, con l’obiettivo di incidere sulla cultura della nostra società, costruire con gli anni una visione diversa di cosa si intende con violenza contro le donne, disparità di genere, Centri antiviolenza, politica delle donne, empowerment, e lasciare alla città un forte segnale di contrasto alla cultura sessista e patriarcale. Non si tratta quindi di eventi singoli, disposti intorno alla Giornata mondiale, come sempre tutti Centri antiviolenza hanno fatto sin dalla loro istituzione, ma di un vero Festival che li coordina al suo interno.
Si tratta quindi del primo e unico Festival in Italia incentrato sulla tematica della violenza di genere, con l’obiettivo di raggiungere il maggior numero di persone possibili, di ambiti diversi, con linguaggi diversi, informando, creando cambiamento e prevenzione intorno alla violenza maschile contro le donne. Ogni anno viene scelto un tema di attualità inteso come un focus di approfondimento, intorno al quale viene costruito l’insieme degli eventi con il fondamentale supporto creativo, ormai da diversi anni, delle amiche femministe dell’agenzia di comunicazione Kitchen. A loro dobbiamo l’elaborazione del titolo generale di lancio del Festival - “Fin che morte non vi separi”, “Happy hand”, “Taci anzi parla”, ecc. - associato a un’immagine originale creata da illustratrici femministe.
Il Festival ha un carattere interdisciplinare e propone un programma che valorizza al massimo la presenza di artiste, scienziate, studiose e letterate donne, rompendo anche così con una predominanza maschile nella scena pubblica artistica.
Il Festival è stato pensato e realizzato da un gruppo di attiviste, professioniste della comunicazione e volontarie della Casa delle donne e, con gli anni, la sua realizzazione è stata possibile anche grazie alle numerose associazioni e enti coinvolti attivamente, il cui numero è cresciuto sempre di più fino ad arrivare ad oltre 80 enti privati e pubblici. Il Festival diventa così un catalizzatore, contenitore, nonché promotore di tutte le iniziative presenti sul territorio e legate alla tematica comune della violenza contro le donne, contaminando tutta la città e molti comuni della provincia di Bologna. Si può a questo punto parlare di un Festival diffuso, non legato a un luogo ma disseminato in tutta la città e oltre.
I numerosi partner della nostra rassegna annuale non sono solo associazioni di donne e categorie professionali in contatto con le vittime di violenza e già sensibili sul tema, ma sono anche enti sportivi, categorie sindacali, circoli aziendali, centri anziani e giovanili e molti altri. Abbiamo voluto infatti contaminare ambiti che normalmente non hanno familiarità con il tema della violenza contro le donne, lanciando così la sfida di volere andare oltre i nostri ambiti consueti e trasmettere una parte del nostro sapere ad ambiti considerati lontani. Certo, il rischio di trovare contenuti semplificati esiste, ma in ogni caso lo scopo di creare un’azione di sensibilizzazione è stato sempre per noi più importante.
Il nome del Festival viene da una citazione di un testo del poeta Nanni Balestrini, in cui dimostrava, attraverso dei titoli di giornale, l’invariante di violenza presente nei media. Di questa violenza gli spettatori e i lettori vengono resi purtroppo partecipi dall’orrore delle notizie e delle immagini cruenti date in pasto ai loro occhi, e ne diventano vittime inconsapevoli, incapaci di decifrare i messaggi della comunicazione di massa.
Il Programma si propone di presentare i contenuti attraverso immagini, video, proiezioni cinematografiche, illustrazioni e fumetti, spettacoli teatrali e performance artistiche, esibizioni di cori, mostre e installazioni, letteratura e poesia e altri mezzi artistici che parlino della violenza sulle donne in modo diverso, senza mostrarla in maniera cruenta. La rappresentazione della violenza contro le donne va infatti mediata e non riprodotta in modo diretto in quanto può generare emulazione da parte di chi non ha gli strumenti per una sua elaborazione corretta.
Esiste un modo appropriato per parlare della discriminazione e dell’abuso, del sessismo, della violenza maschile contro le donne, senza mostrare corpi scomposti, sangue, facce tumefatte e immagini che ledono, ancora una volta, il corpo delle donne e le rappresentano come vittime sacrificali.
Il fenomeno della violenza maschile contro le donne è un problema trasversale, le vittime sono donne di ogni età, provenienza, categorie socioeconomiche e culturali: per questo motivo il pubblico a cui il Festival si rivolge vuole essere il più vario e molteplice possibile. Sicuramente, avendo scelto di usare più linguaggi, diversi da quelli consueti in un convegno, un seminario o una giornata di studio, il nostro messaggio è accessibile anche a persone con attitudini diverse. Anche per questo la varietà di eventi è aumentata con gli anni: da laboratori esperienziali di empowerment, a presentazioni di libri, eventi sportivi, campagne con un impiego mirato della grafica e dell’illustrazione innovativa e originaria, dirompente rispetto all’immagine usuale di ciò che significa rappresentazione della violenza di genere.
Come detto sopra, la nostra rassegna ruota intorno alla data del 25 novembre, giornata istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1999 come Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, e finora ha occupato tutto il mese di novembre con iniziative finalizzate alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica in merito alla violenza contro le donne.
Dal momento che il Festival negli anni cresceva sempre di più sia nel numero di eventi che di partner coinvolti, arrivando anche a una partecipazione di oltre 7000 persone, nel 2019 abbiamo deciso di cambiare l’impostazione mettendoci in sinergia con una campagna internazionale già attiva da diversi anni. La Campagna 16 giorni di attivismo contro la violenza alle donne, promossa dalle Nazioni Unite e dal Center for Women’s Global Leadership dal 25 novembre al 10 dicembre, seguita da migliaia di associazioni di donne in tutto il mondo, ci è sembrata convincente e la formula giusta per farla nostra. Giornata finale del Festival diventa quindi il 10 dicembre, Giornata internazionale dei diritti umani, in quanto la violenza contro le donne è considerata una violazione dei diritti umani delle donne. I 16 giorni di attivismo chiamano in causa, oltre alle associazioni di donne già attive in tutto il mondo, anche gli enti pubblici, per un impegno concreto a mettere in luce il fenomeno della violenza contro le donne e attuare misure per prevenire e contrastare la cultura sessista e discriminante.
Il Festival nasce da un’idea di Chiara Cretella, Elena De Concini e Anna Pramstrahler. Nel corso degli anni è rimasta costante la collaborazione di Anna Pramstrahler e di Valeria d’Onofrio, alle quali si sono aggiunte Angela Romanin, Viviana Vignola, Inma Mora Sanchez, Simona Gaffuri, Patricia Piccin, Roberta Granelli, Anita Lombardi, Chiara Neviani, Alessandra Gribaldo, Chiara Gius, Silvia Saccoccia, e di anno in anno tutte le numerose socie e volontarie che sarebbe impossibile qui citare tutte.
Nonostante l’impegno personale e le impronte creative lasciate dalle diverse collaborazioni negli anni, il Festival è un progetto fondamentalmente unitario, di tutta la Casa delle donne, che ha sempre creduto come solo attraverso un cambiamento radicale della cultura la violenza sulle donne possa cessare.
Anna Pramstrahler